Abbiamo affrontato il tema del corretto allungo in numerosi articoli, a volte più direttamente, altre invece in maniera marginale. Ad ogni modo, rimane un punto molto importante per ciascun arciere, ma anche per i tecnici che vogliono aiutare i propri allievi in una crescita costante e con una corretta progressione didattica. Non esiste ancora una formula matematica che stabilisca l’allungo in maniera corretta per l’arco ricurvo, specie negli adattamenti imposti dalle differenze tra gli stili cui esso si adatta, ovvero l’olimpico, l’arco nudo e tutti i tiri con attrezzi tradizionali. Le differenze sono a volte minime, comunque sostanziali ed incidono a tratti pesantemente sull’ingaggio della muscolatura dorsale tanto invocata da arcieri e tecnici.
Facendo una rapida deviazione dall’argomento, diciamo che la back tension si otterrà solo ed esclusivamente creando i presupposti per far sì che la schiena sia obbligata ad entrare in azione. Dicendo questo, ovviamente, diventa obsoleta ed inutile la vecchia frase: “esci dal clicker con la schiena o con la scapola”, cosa possibile e naturale se le fasi precedenti l’ancoraggio risulteranno correttamente impostate.
Partiamo allora dal principio. Se avete letto la manualistica Fitarco che parla di come attuare un corso base, ricorderete che, ancora prima di far tirare gli allievi, si deve partire dalla costruzione della posizione di ancoraggio. Tale posizione va realizzata prendendo come falsariga quella tipo “uomo vitruviano” di Leonardo (la figura presente nella moneta italiana da 1 euro – Nda), ovvero una posizione a croce, a piedi leggermente divaricati: la testa si troverà al centro delle spalle, che saranno così naturalmente allineate alle braccia. Sarà a questo punto compito del bravo istruttore far chiudere la mano del lato di trazione, in modo che le dita tocchino il mento, mentre il gomito rimarrà ad un’altezza costante.
Fatto ciò, semplicemente ruotando la testa verso il lato del bersaglio, si potrà costruire la posizione di ancoraggio mantenendo la centralità e rispettando la posizione a “T”, ovvero la linea della colonna vertebrale e la linea che unisce le spalle, che saranno così naturalmente allineate alle braccia. Sarà a questo punto compito del bravo istruttore far chiudere la mano del lato di trazione, in modo che le dita tocchino il mento, mentre il gomito rimarrà ad un’altezza costante. Fatto ciò, semplicemente ruotando la testa verso il lato del bersaglio, si potrà costruire la posizione di ancoraggio mantenendo la centralità e rispettando la posizione a “T”, ovvero la linea della colonna vertebrale e la linea che unisce le spalle.
Sin qui tutto semplice, ma ci sono molte variabili da considerare, sottoallungo e sovrallungo, allineamento naturale, allineamento delle spalle e relative problematiche.
Per un’analisi approfondita di questi argomenti vi invito a leggere il mio articolo “Il corretto allungo” pubblicato sul n 6/2022 di Arco.