TARGET PANIC: QUALCHE CONSIGLIO – PARTE 1

Sono sempre di più le persone che mi chiedono consigli su come superare problemi relativi al target panic con l’arco olimpico. Purtroppo, infatti, si tratta di un problema che insorge anche con questo tipo di arco: crea non pochi disagi nonostante si possa manifestare in maniera differente rispetto alle altre specialità. Non esiste una cura farmacologica per combattere questa “malattia” dell’arciere ma, comprendendo alcune delle sue possibili cause, possiamo trovare soluzioni facili da attuare per renderci la vita arcieristica più divertente.

Come per una grande varietà di errori ed “orrori” visibili sui campi di tiro, possiamo dire che la causa è ancora una volta racchiusa all’interno dell’ormai famosa “sequenza di tiro”.

Proprio così! Il pensare, o meglio, il “non pensare” a ciò che stiamo facendo può provocare questo problema… ma se non sappiamo da dove scaturisce, come possiamo combatterlo? Vediamo di fare un po’ di luce. Mi piace sempre riportare esempi semplici e anche questa volta non sarò da meno.

Ci sono movimenti che eseguiamo in maniera “automatica” e totalmente naturale ogni giorno ed essendo appunto svolti in automatico non implicano un apparente impegno di energie mentali. Prendiamo il movimento del camminare: sicuramente ci abbiamo lavorato da piccoli per imparare, ma oggi lo facciamo senza pensarci, tanto da non renderci conto del perché siamo caduti quando, ad esempio, scivoliamo sul ghiaccio.

Osserviamo a riguardo un bambino che si appresta ad eseguire i primi passi ed un ragazzo che invece cammina disinvolto al parco: il primo lo troveremo attento a mantenere l’equilibrio quando stacca il piedino da terra per eseguire il primo passetto, mentre il secondo camminerà senza pensarci e magari anche mentre scrive al cellulare. Le differenze sono enormi, anche se alla fine stanno eseguendo gli stessi movimenti. Pensiamo allo stesso ragazzo che invece giocando si procura una storta alla caviglia, ad ogni incedere essa gli ricorderà esattamente quali e quanti muscoli, ossa e legamenti sono coinvolti in quel semplice movimento, facendogli elaborare un nuovo modo di appoggiare il piede per limitare il dolore che tornerà appena il suo livello di attenzione relativo al nuovo gesto andrà scemando. Nel nostro sport a mio avviso accade proprio la stessa cosa. Più il tiro viene eseguito in “automatico”, più la possibilità di cadere in problematiche di target panic aumenta. Purtroppo ci sono ancora molti tecnici ed allenatori che insegnano proprio a ricercare questi automatismi. Da un certo punto di vista è anche corretto, a patto che si mantenga un rigoroso controllo dei pensieri e dei movimenti che si attuano ad ogni fase della sequenza! Mi spiego meglio, non c’è vento e le frecce iniziano ad andare (ad esempio) a destra, come faccio a capirne il motivo se non ho ben chiari quali sono i controlli ed i gesti che sto facendo per ottenere un tiro corretto? E qui qualcuno sorridendo sta già rispondendo che sono le sensazioni il miglior feedback che si può avere per mantenere il controllo di tutto… Sbagliato! Pensate che si possano provare le stesse sensazioni segnando i punti in allenamento e in una finale mondiale? Se volete provare in maniera semplice, scommettete un gelato con un amico del vostro stesso valore e vedrete che le sensazioni cambieranno!


Tratto da “Target panic: qualche consiglio” di Filippo Clini, Arco 2/2015


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