Il sintomo più diffuso nell’atleta che tira con l’olimpico è indubbiamente il rinunciare innumerevoli volte al tiro. Io per primo ci sono passato e lo conosco bene: ogni volta che scendi ti dai dello stupido da solo, ma sai già che la prossima freccia sarà uguale. A volte sai già che scenderai ma sali ugualmente, finché arrivi al punto in cui aspetti in linea senza tirare e lo fai anche se piove a dirotto. Il tutto ovviamente per tirare le tue frecce a raffica, senza avere minimamente il tempo di badare alla tecnica ed a volte neppure di spostare il mirino. Situazione, questa, totalmente irrazionale e se non sai come uscirne è veramente dura!
In tutti questi anni l’unica “cura” realmente efficace che ho potuto sperimentare sul campo è proprio quella di ritornare, o in molti casi di creare una sequenza di tiro come se dovessimo insegnare “all’abitante del nostro cervello” che a gesti corretti e controllati corrisponde un buon risultato sul bersaglio. Come quando fai “due più due” ed il risultato è quattro. Per prima cosa ci vuole il reale compromesso dell’atleta, che accetta di fare un apparente passo indietro rimettendosi a pochi metri e senza bersaglio dopo aver scritto per bene la sequenza ed i controlli su di essa. In questa fase è importantissimo che il focus dell’arciere rimanga sui vari passi dell’azione, in modo da costruire i controlli mentali che daranno vita ai gesti che genereranno il tiro. Una volta che saranno state scagliate centinaia di frecce nella modalità prima illustrata, possiamo passare ad una distanza maggiore, sempre senza bersaglio, in modo da avvicinarci al tiro reale. In questa fase è decisamente importante che vengano mantenute per bene tutte le attenzioni costruite nella prima fase, tornando a breve distanza qualora venissero “sporcate”. Una volta che il tiro avviene in maniera naturale e ben controllata, si può tornare ad una distanza di comodo, utilizzando un bersaglio decisamente maggiore rispetto al regolamentare, come ad esempio quello dei 70 metri a 30, perché risulti facile fare un 10. In questa fase è di fondamentale importanza che venga mantenuto il focus sulla sequenza, ma con l’aggiunta della mira, anche se ad un bersaglio che non intimorisce per nulla. Una volta presa confidenza si riduce la dimensione del bersaglio fino ad arrivare a quello regolamentare. Ovviamente al primo “cedimento” si deve tornare indietro nelle esercitazioni, mantenendo l’attenzione sul gesto ed “insegnando” alla nostra mente che ad una buona azione corrisponde un buon risultato.
Tratto da “Target panic: qualche consiglio” di Filippo Clini, Arco 1-2/2015