Una guerra alla fine del periodo Heian (794-1185), due clan in lotta per il controllo della famiglia imperiale, una grande battaglia in riva al mare, un ragazzo di 20 anni con uno straordinario talento nel tiro con l’arco, la tensione emotiva per una sfida quasi impossibile, la certezza di morire se fallito il tiro, tutti gli sguardi dei compagni e degli avversari su di se, combattimenti e confusione ovunque. Sono questi gli ingredienti di un impresa compiuta da un ragazzo che mise in gioco la sua vita per salvaguardare l’onore del proprio clan e del proprio comandante. Nasu no Yoichi, questo il nome dell’arciere leggendario, colpì un ventaglio da una distanza di 77 metri, nel bel mezzo di un’azione di guerra.
Un’impresa che lo fece diventare uno degli arcieri giapponesi più conosciuti e venerati di tutti i tempi, tanto da scrivere poemi sulla sua vita e trasformarlo anche in un personaggio dei moderni manga. Un esempio di determinazione e motivazione, usato ancora oggi come riferimento per spiegare con quale presenza mentale si devono affrontare le sfide che la vita ci pone davanti.
L’impresa compiuta da questo giovane arciere è andata oltre il semplice gesto tecnico, dimostrando che non è sufficiente la sola abilità tecnica, ma serve anche un costante allenamento mentale e una ferrea volontà nel perseguire la giusta strada, anche nel quotidiano, per raggiungere la pienezza della propria vita.
Un esempio da seguire anche in questi tempi moderni dove la futilità, l’inconsistenza e la leggerezza spesso superano di gran l’unga la serietà, l’essenzialità e la correttezza del nostro modo di vivere.
Di questa storia parlo nel mio articolo Nasu no Yoichi, un eroe giapponese, pubblicato sul n 2 di Arco.